Le acque e i fondali di questo bacino costiero risultano, infatti, gravemente contaminate da metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e PoliCloroBifenili (PCB).
Oltre a rappresentare un elemento di grave disturbo per il delicato equilibrio del bacino, l’inquinamento ha reso problematiche anche le attività di maricoltura, con notevoli danni a questo settore economico d’importanza nazionale.
Nell’ambito degli ambienti costieri mediterranei, esso riveste un’importanza centrale sia dal punto di vista ambientale (è Ambiente Prioritario per la Direttiva Habitat, direttiva europea 92/43/CEE del 21/05/1992) sia economico.
Il bacino è, infatti, caratterizzato da comunità di specie animali e vegetali (biocenosi) varie e complesse che determinano un elevato livello di biodiversità, anche per le peculiari caratteristiche idrogeologiche. Proprio grazie a tali peculiarità, all’interno del Mar Piccolo sono presenti diversi impianti di mitilicoltura, nei quali viene allevato, tra le altre specie, anche il mitile mediterraneo (Mytilus galloprovincialis).
Proprio grazie a tali peculiarità, all’interno del Mar Piccolo sono presenti diversi impianti di mitilicoltura, nei quali viene allevato, tra le altre specie, anche il mitile mediterraneo (Mytilus galloprovincialis). Il bacino è stato influenzato da un intenso processo di industrializzazione della citta di Taranto che ne ha determinato l’inserimento tra le prime quindici aree classificate “ad alto rischio ambientale" (Decreto Ministeriale n° 349 dell’ 8-7-1998). Successivamente, con il Decreto n. 468 del 18-09-2001, Taranto è stata inserita nel "Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale". I maggiori insediamenti industriali che gravitano attorno all’area urbana di Taranto sono rappresentati dal centro siderurgico dell’ILVA (tra i più grandi d’Europa), dalla raffineria dell’ENI e dal cementificio Cementir. Questo intenso processo di industrializzazione ha determinato la produzione massiva di reflui e rifiuti i quali, attraverso inadeguate gestioni passate, hanno causato una profonda contaminazione, in particola modo da IPA, metalli pesanti e PCB, dei fondali e delle acque del Mar Piccolo.
Soprattutto i contaminanti organici, presenti a concentrazioni relativamente alte negli strati superficiali dei sedimenti, per effetto di correnti e passaggio d’imbarcazioni, diffondono nelle acque sovrastanti rendendosi biodisponibili per microrganismi planctonici e mitili. Oltre a causare un danno ambientale di elevatissima entità all’intero ecosistema del bacino, l’accumulo di PCB nei prodotti di maricoltura ne rende fuori norma l’allevamento e la successiva commercializzazione, generando un notevole danno economico per le comunità locali, per le quali la maricoltura rappresenta un’importante fonte di reddito.
I sedimenti marini rappresentano un comparto ambientale estremamente complesso, con modalità di formazione, caratteristiche chimico-fisiche, organismi viventi e tipi di contaminazione estremamente variabili. I materiali prodotti dalla degradazione meteorica (sia fisica che chimica), dall’erosione o formatisi direttamente per precipitazione chimica o per fissazione biogena, vengono trasportati dalla forza di gravità, dalle acque, dal vento o dai ghiacci in zone dove avviene la sedimentazione e l’accumulo. Lungo il tragitto tra luogo di provenienza e di deposizione finale si attuano normalmente vari processi, quali variazioni delle modalità di trasporto, della composizione e della tessitura del materiale. Quella dei sedimenti contaminati è una problematica piuttosto recente e, soprattutto nel nostro Paese, ricerche e risorse investite in tale settore risultano molto limitate. La scarsa attenzione a tale problematica è dovuta in gran parte all’assenza di una Normativa ad hoc in materia. Infatti, contrariamente a quanto si è verificato in altri Paesi (quali Stati Uniti, Olanda e Germania), in Italia non è stata ancora emanata una legge che regolamenti organicamente il problema dei sedimenti; a tutt’oggi confrontarsi con il problema sedimenti si riduce al dragaggio ed al conferimento in discarica controllata del materiale proveniente da aree portuali.
Le aree del Mar Piccolo, soprattutto quelle limitrofe ai cantieri navali della base della marina militare, presentano elevate concentrazioni di mercurio e PCB.
La qualità delle acque del Mar piccolo, dal punto di vista microbiologico, è notevolmente migliorata in questi anni: molti degli scarichi urbani che venivano immessi nel bacino senza depurazione sono stati, 5/10 infatti, avviati ad impianti di trattamento che ne hanno migliorato notevolmente la qualità. Al contrario, non si è osservata, nel tempo, un’analoga diminuzione della contaminazione di tipo chimico.
La gravità della situazione ambientale del Mar Piccolo è da sempre al centro di interesse dei vari organi politici. Al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012, il Decreto Legge 129/2012, convertito senza modifiche con la legge n. 171/2012, ha disposto la nomina di un Commissario Straordinario con l’obiettivo di fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di Taranto.
Tra le modalità di bonifica attuabili per i sedimenti del Mar Piccolo, il dragaggio e il capping dei fondali sono le metodologie sulle quali le autorità si sono soffermate maggiormente. Tuttavia, entrambi gli approcci presentano aspetti positivi e negati, ma in sostanza appaiono essere interventi troppo invasivi per il delicato equilibrio ecologico del Mar Piccolo.
In questo contesto si inserisce il progetto Life4MarPiccolo che propone un approccio metodologico alternativo alle tradizionali tecniche d’intervento e bonifica, basato sulla progettazione e messa in opera di un impianto pilota di depurazione che sfrutta la tecnologia della microfiltrazione. Questa da un lato garantirebbe un’elevata efficacia nella rimozione dei contaminanti sia dai fondali che dalle acque, dall’altro andrebbe ad agire in maniera non invasiva, senza alterare le delicate componenti biotiche che rendono l'ambiente naturale del bacino del Mar Piccolo, unico nel suo genere.
Gli altri partner che collaborano al progetto Life4MarPiccolo sono:
- Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR IAMC - UOS di Taranto
- Comune di Taranto
- Genelab srl
- Nova Consulting srl
Attività
In Italia, il problema dei sedimenti contaminati ha assunto una rilevanza crescente negli ultimi anni, innanzitutto a seguito dell'identificazione dei siti di interesse nazionale da sottoporre ad interventi di risanamento (Legge 9 dicembre 1998, n. 426). La perimetrazione di tali siti ha permesso di stimare quantitativi ingenti di sedimenti che necessitano di interventi: 3595 ettari nel sito di Porto Marghera, 820 ha nella zona industriale e marina antistante il sito di Napoli Centrale, circa 800 ha nella zona industriale e marina antistante i siti di Gela e Priolo, circa 8,6 km2 di aree marine nel sito di Manfredonia, circa 11500 ha nel sito di Brindisi, circa 4000 ha nel sito di Taranto, circa 850 ha nel sito di Piombino, circa 3500 ha nei siti di Massa e Carrara, 75 km di fascia costiera Caserta-Napoli, un'area marina di circa 1600 ha nel sito di Pitelli, nonché un tratto del fiume Bormida nel sito di Cengio/Saliceto, circa 4600 ha di aree interessanti il torrente Marmazza, il fiume Toce, il lago Mergozzo, parte del lago Maggiore e il conoide del torrente Anza nel sito di Pieve Vergonte.
In Europa, diverse aree portuali, lagune e fiumi presentano analoghe problematiche ambientali, ad esempio Ria Formosa in Portogallo, Mar Menor in Spagna, Étang de Thau in Francia, Golfo di Gera in Grecia. Si stima che circa il 5% delle aree costiere nei paesi industrializzati presentino sedimenti pericolosi sia per la salute umana che per l'ambiente.
Attraverso il progetto Life4MarPiccolo si vuole proporre una soluzione innovativa a questo tipo di problematica.
Progettazione, realizzazione e messa in esercizio dell’impianto pilota di depurazione, volto alla rimozione degli inquinanti presenti nel sedimento. Esso opererà a mare per quanto attiene le operazioni di risospensione e captazione del sedimento (unità mobile) e a terra per filtrare il sedimento così ottenuto (unità fissa).
Analisi preliminare del sito prescelto attraverso una dettagliata caratterizzazione chimica e chimico fisica delle acque e dei sedimenti. Il sito d'installazione verrà individuato sulla base di analisi effettuate da CNR-IAMC nel bacino del Mar Piccolo.
Richiesta delle autorizzazioni necessarie per il posizionamento delle infrastrutture di supporto all’impianto pilota. Solo dopo aver ottenuto gli specifici nulla osta si passerà a perimetrare il braccio di mare in cui verrà effettuata la bonifica ed allestire il sito a terra che ospiterà l’unità fissa dell’impianto pilota. Alla fine di ogni ciclo di filtrazione, campioni di sedimento, benthos e acqua verranno campionati e sottoposti ad analisi chimico-fisiche e meta-omiche e verrà effettuata una valutazione di impatto ambientale. Questo permetterà di valutare l’efficacia dell’azione di bonifica e il suo effetto sulle biocenosi presenti.
Sviluppo un protocollo di intervento di bonifica per siti marini costieri (italiani ed europei) che preveda l’utilizzo su larga scala dell’impianto pilota, in aree con analoghe problematiche di inquinamento. Sarà parte integrante di questo protocollo il kit molecolare per la diagnosi rapida della qualità delle acque marine costiere.
Destinatari
- Le istituzioni non solo della Regione Puglia, ma anche delle altre zone costiere, nazionali ed europee, che presentano delle problematiche ambientali simili.
- Il mondo imprenditoriale ed in particolare la Camera di Commercio, Confindustria Taranto, il Centro Ittico Tarantino S.p.a., le associazioni di mitilicoltori quali Lega Pesca, Federcopesca, AGCI Agrital Pesca.
- Cittadini e associazioni di cittadini.
- Media a livello locale e nazionale.
Tutte queste categorie saranno coinvolte attraverso le Conferenze di Progetto e attraverso la diffusione del materiale divulgativo previsto dal progetto.
Risultati
Bonifica del bacino
Fornire strumenti
L’elaborazione di questo protocollo prevede anche la realizzazione di un kit diagnostico multi-determinativo per la valutazione della qualità delle acque marine.